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Carta d’identità di un blog post scritto bene

Dalle generalità ai segni particolari, ecco le caratteristiche degli articoli graditi ai lettori e a Google

Carta d’identità di un blog post scritto bene

Nell’articolo precedente ti abbiamo parlato di come creare contenuti SEO in 8 mosse accompagnati dalla nostra checklist scaricabile (a proposito, l’hai già scaricata?). Oggi approfondiamo l’argomento sul fronte blog post: che caratteristiche ha un articolo scritto bene, piacevole per i lettori e per Google?

Ce lo siamo chieste, ci siamo risposte e ora ti proponiamo quello che è saltato fuori. Perché? Perché se il SEO copywriting non è una scienza esatta, è pur vero che conoscere i fattori che influenzano la buona riuscita di un articolo può essere utile per aumentare il traffico del tuo blog (e anche del nostro). 

Conta il titolo, la lunghezza del testo, le keyword o di tutto un po’? Scopriamolo insieme stilando una sorta di carta d’identità di un blog post scritto bene a partire dalle generalità per arrivare ai segni particolari. 

Carta d’identità di un blog post scritto bene

Generalità

Risposta ai bisogni del pubblico

Quando il tuo pubblico cerca online e digita delle parole su Google, esprime dei bisogni che assumono la forma di intenti di ricerca. Magari cerca delle informazioni generali; forse vuole confrontare un prodotto con un altro prima di comprare; forse ha già le idee chiare, sa su quale sito andare e gli basta un clic per esaudire il suo desiderio.

Ecco, capire di cosa ha bisogno il tuo pubblico, e come esprime i suoi bisogni, è un buon modo per dargli le risposte che cerca nel tuo blog post. Significa trovare dei punti di contatto, dargli informazioni utili, instaurare un rapporto e coltivarlo nel tempo. Il primo passo per curare i tuoi blog post come SEO copywriting comanda è, quindi, metterti nei panni del tuo pubblico. 

Se vuoi saperne di più sugli intenti di ricerca, le parole chiave e gli strumenti utili per trovarle, vai su Contenuti SEO in 8 mosse.

Originalità

Spesso si sente dire che è già stato scritto tutto di tutto. In parte è vero e fa pure tremare i polsi. Ma quando parliamo dell’originalità di un blog post non si tratta di inventarsi chissà che, di pubblicare un trattato su nanoparticelle o supernovae intergalattiche. Proprio l’opposto.

Si tratta di proporre la tua esperienza, la tua voce, la tua storia, ciò che fai e sei e che può rappresentare un punto di contatto con chi legge. Un argomento qualsiasi può (e deve!) essere proposto dal tuo punto di vista unico e irripetibile. Anche questo è un modo per emergere e distinguerti dalla concorrenza. 

Quindi, vietato fare copia-incolla e duplicare contenuti da altri blog. Meglio lavorare con la farina copy-osa del tuo sacco per dimostrare esperienza e costruire una solida reputazione in una nicchia di settore e per un pubblico specifico.

Completezza

I parametri che stabiliscono il valore di un contenuto sul web sono moltissimi e Mr Google è pure un tipo assai criptico su questo. Però sappiamo che i contenuti di valore sono quelli che assolvono completamente allo scopo per il quale sono stati creati e i blog post non fanno eccezione a questa regola. 

Una volta stabilito l’argomento del tuo articolo e le parole chiave, chiediti perché vuoi scrivere e pubblicare quello che stai per scrivere e pubblicare. Vuoi dare informazioni utili? Vuoi intrattenere o aggiornare il tuo pubblico? Vuoi promuovere un prodotto o un servizio? 

La risposta che ti darai servirà non solo a organizzare il tuo testo ma anche a capire quante e quali informazioni dare. In altre parole, alla domanda dalla quale ti abbiamo suggerito di partire si aggiungerà una domanda finale: le informazioni che ho dato sono complete, c’è da aggiungere o togliere qualcosa?

Chiarezza 

Sai che la scrittura e la vista sono legate più del cacio e i maccheroni? Sai che ogni volta che leggi qualcosa nella tua mente si formano visioni e idee generate dalle parole? Pensa a quando apri un libro che ti piace e nella mente vedi scorrere un privatissimo film. Quel “film” ha molto, ma molto a che fare con il livello di comprensione e di coinvolgimento di un testo: più il testo è chiaro e dettagliato, più chi legge ha la possibilità di “vederlo”, capirlo e sentirsi coinvolto. 

Per creare queste visioni con le parole, è bene usare parole concrete ed evitare i cliché, i plastismi, il gergo tecnico, i termini inglesi fuori luogo o le formule espressive trite e ritrite. Hai presente “leader di settore”? Ecco, espressioni così. Alla prima stesura saranno proprio quelle che ti verranno più facili ma una revisione attenta ti aiuterà a sostituirle con parole meno fumose, più chiare e vicine al linguaggio del tuo pubblico 

Se ti va di approfondire l’argomento puoi leggere Raymond Carver e i testi di un sito.

Correttezza 

Su questo punto ti raccontiamo un aneddoto della nostra vita da ufficio. L’anno scorso abbiamo deciso di comprare un bollitore elettrico per prepararci tè o tisane tra un testo scritto e l’altro. Lo abbiamo cercato online, l’abbiamo trovato ed è arrivato lui: Salvatore il bollitore, lo chiameremo così.

Bello a vedersi, pratico, velocissimo a far bollire l’acqua ma… era accompagnato da istruzioni scritte in un linguaggio che non esiste, probabilmente il risultato di una traduzione automatica dalla lingua del produttore all’italiano. Ahi ahi ahi, Salvatore il bollitore, ma che ci hai combinato?

Il linguaggio è una carta di presentazione: sbagliare i termini, fare errori di ortografia, mettere la minuscola dove ci vuole la maiuscola, scrivere male un nome proprio, è sinonimo di trascuratezza. Non vorrai mica fare la figura di Salvatore il bollitore? Allora ricordati di leggere, rileggere e controllare: in caso di insicurezza terminologica, c’è sempre il Treccani.

Adesso che abbiamo parlato delle caratteristiche generali, approfondiamo il discorso con i segni particolari di un blog post scritto bene. 

Segni particolari

Titolo H1: meglio lungo e promettente

Un buon titolo è come una calamita: attira il potenziale lettore. Ecco perché è indispensabile curare il cosiddetto H1 (il corrispettivo digitale del titolo di un libro) per renderlo chiaro e accattivante. Un consiglio di base è quello di buttarlo giù in forma di bozza prima di iniziare a scrivere il tuo blog post, per riscriverlo e perfezionarlo alla fine. 

Ma esistono dei titoli H1 che funzionano meglio di altri? Sì. Uno Studio di Semrush su più di 1.200.000 articoli tratti da blog di successo evidenzia due caratteristiche importanti che hanno a che fare con la lunghezza e il tipo di H1:

  • i titoli formati da 10/13 parole suscitano più traffico e più condivisioni rispetto a titoli più brevi (con meno di 7 parole); 
  • i titoli lista, i titoli how-to e le guide suscitano il medesimo effetto perché promettono un beneficio per lettore: è come se gli dicessero “leggimi e imparerai qualcosa”, “leggimi e troverai la risposta che cerchi”.

Titoli H2, H3, H4: indispensabili

Insieme ai titoli H1, anche i tag di titolazione interna giocano un ruolo decisivo. Stiamo parlando difficile con tutte queste sigle? Perdonaci! Ci riferiamo ai sottotitoli e alle intestazioni di paragrafi che:

  • contribuiscono a dare una struttura chiara all’articolo;
  • tengono alla larga i muri di testo;
  • mettono in evidenza gli argomenti affrontati;
  • facilitano la lettura e la navigazione.

Lo stesso Mr Google, nella sua Guida di avviamento alla SEO, suggerisce che la presenza di H2, H3, H4 aiuta il motore di ricerca a capire non solo di cosa stai trattando ma anche il legame più o meno stretto tra il tuo blog post e un particolare intento di ricerca dell’utente. 

Corpo del testo: sì agli elenchi 

Insieme agli H2, H3, H4, anche gli elenchi puntati e numerati contribuiscono a organizzare il testo del tuo blog post in maniera ottimale perché:

  • aiutano il lettore a trovare subito quello che cerca funzionando come delle piccole ancore nel testo;
  • si prestano alla lettura veloce; 
  • sintetizzano dei concetti chiave;
  • piacciono a Google.

Puoi inserire gli elenchi nel testo del tuo blog post alternandoli ai paragrafi dove necessario, proprio come abbiamo appena fatto qui. Oppure, se scegli un titolo lista, puoi organizzare il tuo articolo in paragrafi introdotti da H2 o H3 numerati in base alla quantità di concetti, consigli, prodotti o servizi che hai detto di voler affrontare già nell’H1.

Lunghezza del testo: il numero di parole conta?

Qui entriamo in una questione annosa e spinosa: quante volte ti sei domandato (o hai domandato a qualcuno che scrive sul web di professione) quanto dev’essere lungo un blog post? Una risposta valida una volta per tutte non c’è ma qualche indicazione utile sì, e qui torniamo ai dati emersi dallo studio di Semrush.

Gli articoli long-form, formati da oltre 7000 parole (sì hai letto bene: settemila parole) generalo 4 volte più traffico e il 43% in più di condivisioni rispetto agli articoli di media lunghezza (tra le 900 e le 1200 parole). D’altro canto, leggiamo che “i post brevi (300-900 parole) ottengono il 21% in meno di traffico e il 75% in meno di backlink rispetto agli articoli di lunghezza media”.

Perché succede questo se la soglia di attenzione degli utenti è diventata come quella di un pesce rosso? Forse perché sempre più spesso cerchiamo online argomenti specifici e ci soffermiamo sugli articoli che li trattano in maniera più approfondita. Ma il successo di un blog post non corrisponde a un numero ideale di parole. Dipende dal tema che stai trattando e da quello che il tuo pubblico si aspetta.

Parole chiave: ricchezza semantica vs ripetizione

Le parole chiave non sono tutte uguali e, accanto alla parola chiave principale scelta per posizionare il tuo blog post, ci sono le parole chiave correlate: varianti o sinonimi della parola chiave principale che aiutano i motori di ricerca a capire meglio contesto e argomento del tuo articolo.  

Ecco perché lavorare sulla ricchezza semantica di un blog post è così importante per il posizionamento di contro alla ripetizione, meccanica e molto vecchio stile, di una singola keyword. Se userai le parole chiave in modo naturale e senza forzature, se sceglierai i termini più adatti a farti capire dal tuo pubblico sarà contento anche Google perché… “Google ti ama solamente quando tutti gli altri ti amano”.

La chiusura del nostro cerchio intorno al tema di scrivere bene un blog post, quindi, corrisponde al punto dal quale siamo partiti:

mettiti nei panni del tuo pubblico, capisci cosa cerca, rispondi ai suoi bisogni parlando la sua lingua, dagli informazioni utili e lui ti apprezzerà insieme a Mr Google.

Se però pensi di aver bisogno di un aiutino, ricorda che il nostro servizio di consulenza può servire anche a questo: se hai scritto un blog post ma non ne sei sicuro e, prima di pubblicarlo, vorresti un parere a quattrocchi, anzi a sei, siamo qui. Basta scrivere a info@progettopuntoevirgola.it 

Abbracci e alla prossima,

Martha e Paola

 

(Foto Luca Onniboni su Unsplash)