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Ottimizzazione on-page con Yoast SEO

5 campi da modificare per personalizzare lo snippet e indicizzare al meglio la tua pagina web
ottimizzazione on-page Yoast SEO

Ottimizzazione on-page con Yoast SEO

Se dopo aver letto il post “Contenuti SEO in 8 mosse” vuoi capire come rendere più efficace l’anteprima su Google del tuo contenuto senza lasciare nulla al caso, sei sulla pagina giusta! Oggi ci occuperemo proprio di questo argomento e delle modifiche da apportare a cinque campi di Yoast SEO: il plugin di WordPress che ti consigliamo di installare sul tuo sito, se ancora non lo hai fatto, per lavorare sull’ottimizzazione on-page di pagine e articoli.

Ma prima di scoprire cosa scrivere nelle varie voci di questo strumento, una piccola premessa. Per SEO on-page si intendono tutte quelle modifiche che possiamo eseguire sulle singole pagine del nostro sito o blog a livello di codice, testi e struttura affinché Google legga correttamente i contenuti e riesca a indicizzarli al meglio. Dato che l’argomento è complesso e riguarda aspetti molto tecnici, in fondo al post troverai dei link utili per approfondire.

Adesso bando alle ciance: vediamo insieme alcuni campi da modificare per aiutare i motori di ricerca a capire di cosa parla una pagina del tuo sito o un articolo del tuo blog e, di conseguenza, a posizionarlo nelle ricerche ad altri risultati coerenti.

Yoast SEO: 5 campi di da personalizzare 

1) Frase chiave

Iniziamo individuando la frase chiave da attribuire alla tua pagina, quell’insieme di parole che descrivono al meglio il tuo contenuto e per le quali vuoi uscire nei risultati di ricerca. 

Per farlo, attingi dal lavoro di ricerca keyword fatto in precedenza (l’hai fatto vero?): pensa quali parole gli utenti potrebbero digitare su Google, visita forum specifici per capire i desideri del tuo target, ascolta i tuoi clienti, tieni d’occhio i competitor e aiutati usando tool come Ubersuggest o Answer the Public

Tieni presente inoltre che circa il 70% del traffico di ricerca arriva da parole chiave a coda lunga, cioè da termini di ricerca composti da tre o più parole con volume di ricerca inferiore rispetto a parole chiave generiche ma capaci di generare più traffico, iscrizioni a newsletter o acquisti. Ad esempio, invece di scegliere “ristorante cinese” prova con “ristorante cinese a Roma”.

Infine, ricorda che la frase chiave dovrà ripetersi nelle seguenti parti del contenuto: 

  • nel titolo SEO
  • nel titolo dell’articolo
  • nel testo 
  • nello slug (calma, tra poco ti spieghiamo di cosa si tratti!)
  • nelle immagini

Se poi alla parola keyword ti viene il prurito, leggi “Contenuti SEO in 8 mosse”: inizia proprio da alcuni suggerimenti utili per individuare gli intenti di ricerca del tuo pubblico e le parole chiave associate (con tanto di SEO copywriting checklist da scaricare). 😉

2) Slug

Un’altra voce importante da ottimizzare è lo slug, cioè l’ultima parte dell’indirizzo web della nostra pagina o del nostro blog post. Ad esempio, lo slug di questa pagina è https://www.progettopuntoevirgola.it/ottimizzazione-onpage-yoast-seo/. Per uno slug performante:

  • sii breve e conciso;
  • inserisci al massimo 2 parole chiave;
  • stai alla larga dalle stop word (congiunzioni, preposizioni, articoli);
  • usa i trattini per separare le parole;
  • evita i caratteri maiuscoli; 
  • non inserire le date.

3) Titolo SEO

Dopo lo slug potrai intervenire sul titolo SEO, ovvero il testo che compare nell’anteprima di Google (attenzione a non confonderlo con il titolo dell’articolo) e che ha un effetto diretto dal punto di vista SEO, cioè a livello di posizionamento. Anche qui le regole da seguire sono semplici: 

  • crea titoli precisi, descrittivi e accattivanti inserendo al loro interno la parola chiave scelta;
  • scrivi pensando al tuo pubblico;
  • includi il nome del tuo brand inserendolo possibilmente a destra del titolo (il robot legge come noi, da sinistra verso destra e dall’alto verso il basso l’unica eccezione può essere fatta per la home dove è consigliabile mettere il nome del brand prima del titolo SEO;
  • rispetta una lunghezza di circa 50-60 caratteri e comunque inferiore a 75 (fonte: Moz) per evitare che Google tagli il tuo titolo peggiorando così l’esperienza degli utenti.

4) Meta descrizione 

La meta description è quel testo che compare sulla pagina dei risultati di Google insieme al titolo SEO e alla url. È un po’ come l’insegna di un negozio: la prima cosa che gli utenti vedono di te. Vogliamo davvero trascurarla?

A differenza del titolo SEO questo tag non ha un effetto diretto dal punto di vista SEO, cioè non è un fattore di posizionamento, ma è ugualmente importante perché darà un’opportunità al nostro contenuto di comparire tra i risultati prodotti dai motori di ricerca (SERP) per una parola chiave specifica. Una meta description curata può aumentare la conversione (la percentuale dei clic sui risultati) e aiutare il posizionamento. In breve: hai due righe a disposizione per connetterti ai bisogni delle persone, catturare la loro attenzione e attirare traffico al tuo sito.

Per una meta description efficace: 

  • resta sui 130-150 caratteri; 
  • sii coerente con il contenuto della pagina;
  • rendi il testo accattivante;
  • inserisci la parola chiave senza forzature;
  • aggiungi una call to action o offri un vantaggio o un invito esplicito;
  • verifica l’anteprima sui vari dispositivi.

5) Immagine in evidenza 

Siamo arrivati all’ultima fermata del nostro mini-tour su Yoast SEO. Tra i campi da personalizzare c’è l’immagine che comparirà come anteprima, una sorta di copertina: scegli quella più significativa. Visto che anche questa, come tutte i contenuti media in generale, contribuisce a ottimizzare la pagina in ottica SEO sia a livello di risoluzione che di codice, ti ricordiamo le regole generali da rispettare: 

  • alleggerisci l’immagine prima di inserirla per fare in modo che la pagina venga caricata velocemente. Se vuoi saperne di più ti consigliamo di leggere l’articolo del grande Aranzulla su “come ridurre il peso di una foto”;
  • compila l’attributo  “Alt” per fornire un testo alternativo in caso di non disponibilità dell’immagine, ad esempio se un browser non supporta i contenuti media o nel caso di rendere fruibile l’immagine a un ipovedente. 

Come promesso, prima di darti appuntamento al prossimo blog post, ti lasciamo due link ad approfondimenti più tecnici sulla SEO on-page:

Alla prossima, 

Martha e Paola!